Nella primavera 2006 lo zio Ersilio entra in casa mia
(come, di solito, tutti i sabati pomeriggio), si ferma a bere il caffé
prontamente preparato da mia madre con l’intenzione di proseguire fino alla baracca.
Naturalmente ormai gli avventori sono pochissimi .........a volte sì “tribola” per trovare
il quarto per una briscola....... Scherzando gli dico: “ Perché non pensiamo di “ristrutturare”
tutto quanto?” Ersilio mi guarda con aria di “sufficienza” e poi esclama in dialetto:
“Par i tri dì cà gho da sta ancura al mond…...figurat se a gno voia ad tribulà!”
(Per i pochi giorni che mi rimangono di vita figurati se ne ho voglia di tribolare).
La cosa però mi attirava…lasciare marcire cosi tutto quanto? No non era giusto….
però non vedevo nessun entusiasmo da parte di nessuno…specialmente da parte dei vecchi frequentatori.
Nascevano continue difficoltà (a parole)…si diceva se i proprietari del terreno non avebbero gradito
questo “rinnovo” oppure si profilava il problema più gravoso di come smaltire la vecchia corriera.
Lo smaltimento, da prima, veniva visto come un problema risolvibilissimo (al bar..Montecitorio)..
ma in realtà l’operazione fatta come la legge odierna prevede veniva a costare una cifra piuttosto consistente.
Che fare?..….La prima cosa era “ignorare il problema” ( ci avrebbero pensato i proprietari del terreno) poi si
erano ipotizzate altre soluzioni…fare una colletta per raggiungere la cifra.…trovare nuovi soci…...
coinvolgere i vecchi frequentatori…... nessuna di questa mi sembrava una grande trovata!!!…
Giunti ormai all’inizio dell’estate, l’idea di cominciare almeno a togliere il vecchio “corrierone”
stava quasi per abbandonarmi, finchè non parlo con il mio amico Mario Gattoni. Mario possiede un camion
con una gru che riesce a sollevare sino a 150ql. Inizialmente si pensava di imbracare tutto quanto per portala
in qualche in discarica o qualcosa del genere. Così un sabato pomeriggio Mario mi dice: “Proviamo!!!!”
Imbracarla da sotto era impossibile (le ruote erano state tolte ai tempi e il fondo era risuolato di ceramica),
ma ecco che con un colpo di “genio” dico a Mario :
“Prendiamola per il tetto !!!!.. facendo passare due robuste
catene tra i finestrini……” Mario mi guarda dubbioso….. poi decidiamo di farlo. Scricchiolando in modo preoccupante
il vecchio torpedone comincia ad alzarsi.
Manovrando con delicatezza sembra che il tetto tenga.
A questo punto ci guardiamo e diciamo: “Se tiene… torniamo con il rimorchio, la carichiamo e ce ne andiamo.”
Improvvisamente, però, il tetto cede, si stacca completamente dalla parte inferiore e…in una nuvola di polvere tutto precipita a terra.
“Bene!!!!” Esclama Mario, la demolizione è iniziata.
Riusciamo a ribaltare la corriera su se stessa, rimanendo capovolta mette bene in evidenza cambio, differenziale, ecc…
”Cosa facciamo adesso?” Bisogna trovare qualcuno a cui interessa il ferro e poi cominciare a smaltire il resto.
In questo periodo fortunatamente il ferro è abbastanza quotato così, dopo aver contattato il demolitore che ce
l’aveva procurata trent’anni prima, ci accordiamo per l’operazione “smantellamento” che inizia il sabato successivo.
Armato di fiamma ossidrica, acqua per eventuali accenni d’incendio e due camion attrezzati con il “ragno”,
il demolitore nel giro di un paio d’ore divide il ferro, lo carica e se ne va.
A questo punto rimangono Vetro, Plastica, Legno e il “Trass” rimasto del pavimento.
La settimana successiva, con due viaggi effettuati con il camioncino di Carlino Poggi,
smaltiamo il vetro e la plastica alla discarica comunale, mentre contemporaneamente alla
Casa Nuova parte “l’inceneritore” personale di mio padre e tutto il legno va in fumo.
Rimane il “Trass”.
Arriva il tempo delle ferie e i lavori vengono sospesi.
Il mucchio di detriti rimane così fino a metà settembre quando, decido che è ora di smaltire anche questo.
Cosa mi serve?
Un TUSSI con la pala da ghiaia e un camioncino con il ribaltabile.
Il TUSSI lo trovo da Roberto Capelli, gli aggancio un trattore e aspetto Nicolas (braccio destro della G & G costruzioni) con il camioncino.
Nicolas è puntualissimo e, pur avendo avuto una mezza giornata di lavoro pesante e un venerdì sera pesantissimo, con sei o sette viaggi riusciamo a far pulizia.
Guardo con soddisfazione il lavoro fatto ….rimane la vecchia tettoia e il container che fungeva da cucina….ci sarà la possibilità di rifare qualcosa?
Arriva la fine del 2006.
L’inverno passa senza novità però ogni tanto qualche “sbirciatina” alla vecchia tettoia e al container bisogna darla.
Arriva la Primavera del 2007.
Mi accorgo che qualche compagnia “capitanata” da Gigi Delfanti organizza alcune “mangiate” sotto la vecchia tettoia.
Con il Gigi ci vediamo ogni tanto al bar a Rottofreno….e “sognando” gli dico spesso che mi piacerebbe far “rivivere”
questo splendido angolo del nostro comune. Lui annuisce e più di una volta mi invita alle varie occasioni conviviali.
Purtroppo quando organizzano ho sempre altri impegni, così non riesco mai a partecipare. Finisce cosi anche il 2007.
A maggio 2008 sempre il Gigi mi invita ancora in Tidone per l’ennesima “Porchettata”. Accetto volentieri e, approfittando
delle parecchie persone presenti, ne approfittiamo per parlare di un’eventuale ristrutturazione.
I presenti sembravano essere d’accordo con il nostro progetto, ma il mese di maggio 2008 viene registrato come il mese
più piovoso degli ultimi 150 anni così rimanda un week-end, un altro e un altro ancora… arriviamo ai primi di Giugno
dove però altri impegni non mi permettono di essere disponibile per partecipare ai vari Randez – Vouz.
Tutto procede regolarmente per tutto il 2008 fino all’ inizio del 2009.
Adesso lo zio Ersilio passa a casa mia un po’ più di rado però sempre di sabato pomeriggio e quando esce da casa mia,
una “volata” in Tidone riesce quasi sempre a farla.
Primavera 2009.
Quasi inaspettatamente, un venerdì mattina al bar della Renata, incontro il Fabio Querin che stava facendo colazione.
Mi guarda e mi dice: “Allora sei pronto per la ristrutturazione?”
Io lo guardo e non capisco “La ristrutturazione di cosa?” dico io.
“Abbiamo deciso di risistemare la baracca….” risponde il Fabio “….e farne una “base operativa estiva”.
“Perbacco!!! Ecco finalmente una bella notizia! ….ma chi ha deciso? E come mai?” chiedo.
Il comitato si chiama
“The Chicken Club” e vanta parecchi iscritti, tutti con lo stesso “credo” dei soci fondatori
“mangiar bene e bere meglio!!!”.
Mi informo e scopro che sono quasi tutti ragazzi di Rottofreno.
Ragazzi che negli anni 70 quando la “baracca” veniva costruita non erano ancora nati oppure avevano solo qualche anno di vita.
Sono sicuramente persone di una vitalità eccezionale e la loro “partenza è stata veramente esuberante!!!
Fabio mi dà subito un paio di compiti: dovrò essere i “traghettatore” tra la vecchia e la nuova gestione (da questo subito il
soprannome di Caronte) e poi informarmi se anche gli eredi della sig.ra Carla Capelli (dove sul terreno di loro proprietà si trovava
il corrierone) siano d’accordo sulla nuova ristrutturazione.
Mi attivo immediatamente e parlando prima con Giorgio e successivamente con la sorella Stefania ottengo il loro nullaosta, quindi…via libera!!!
La nuova “baracca” sorgerà però solo sul terreno dell’ormai scomparso Gianni Capelli e sono sicuro che Rosetta e i figli Liana,
Claudia e Roberto daranno il loro parere positivo.
Il Sabato seguente ci diamo appuntamento alla Trattoria di Centora per il pranzo e poi si darà l’inizio ai lavori.
Nella settimana precedente volevo avvertire della novità lo zio Ersilio, ma visto che di solito il Sabato passa a casa mia,
mentre stiamo ancora pranzando, penso di avvertirlo in tempo reale. Purtroppo quel sabato fatidico un impegno di lavoro
mi fa ritardare e arrivo a casa che Ersilio ha già preso la strada del Tidone.
Arriva alla baracca, parcheggia il motorino sotto la tettoia e….improvvisamente vede arrivare un miriade di persone.
Ci sono i fratelli Gennari (Alessandro e Carlo) con due camion e un escavatore al seguito. I loro “delfini” Nicolas e Luca
(Pampurio) Fabio Querin, Fabio Scotti, Bighi Maurizio detto Icio, l’Italico Mauro Penna, i cugini Mauro e Gian Luca Marzani,
l’immancabile Gigi Delfanti, Alan Pellizzari, Gigi Favari, Baldrighi Tato, Bicio Paraboschi, il Cassi , e il
D.J. Campanaro Matteo Cornelli. Tutti naturalmente coordinati dal geometra Marcello Betti.
Giacomino Poltardo, detto YAKY (aspirante Presidente del Club), con la sua montain-bike, cappellino
con l’ala all’indietro e una ventina di telefonini (i driin) nelle innumerevoli tasche del suo smanicato, arriva leggermente in ritardo.
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