1982…l’anno dei mondiali.
Il Conte Giacomo si era addirittura procurato una piccola televisione portatile in bianco e nero alimentata con una batteria da automobile. L’aveva piazzata sotto il porticato così gran parte delle partite vennero seguite in diretta all’ombra e al fresco. Già allora esistevano i primi maxi-schermi…ma la piccola televisioncina attirava veramente una grande folla.
Per la finale, lascio alla vostra immaginazione quello che successe…..
…e la bandiera Italiana rimase a sventolare, credo, sino ai mondiali successivi.
Anni 80.
Da sinistra: il Conte Giacomo, Giulianino, Ninon, Severino, Ersilio, Angelo con varie prede catturate nel Tidone.
La pesca era l’hobby preferito di tutti, si usava di tutto…canne…. bilancini.. reti e soprattutto si“manava”. Nel periodo delle ferie agostane si passavano intere giornate a pesca. Barbis era terrorizzato dall’acqua, non sapeva nuotare...eppure era sempre presente.
Anche la “cattura” annuale dei pesci era una consuetudine alla quale non si poteva mancare.
Allora di pesci in Tidone ce n’erano tanti: “stricci”, cavedani, lucci, carpe e… addirittura anguille. Con varie tecniche di pesca si riusciva a catturarne parecchi. Principalmente si pescava “manando”…o meglio tuffandosi nei vari “buconi” immergendosi in apnea nelle varie grotte. Era una tecnica abbastanza pericolosa e soprattutto proibita, ma il fascino di tutto questo era ineguagliabile. Lo zio Ersilio era sempre in “pole position”.. riusciva ad infilarsi in posti incredibili, (spesso era tenuto per i piedi da qualcun altro)Tutti sapevano molto bene che negli anfratti più nascosti si potevano catturare i pesci più grossi.
Erano tutti nuotatori eccezionali.
Per loro scendere in quelle acque spesso melmose non creava nessun disturbo.
L’unico che aveva seri problemi con l’acqua era Barbis...infatti rimaneva sempre sulla riva e, certamente, sulla “battellina” non ci metteva piede.
Un’anno, però, stavano “pescando” con la solita tecnica dietro la baracca. In quel punto, chiamato “longarola”, l’acqua era molto profonda, arrivava addirittura fino a 3/4 metri. Ersilio, Aldo, Gessi ed altri …si tuffavano e riemergevano portando a riva un buon “bottino”, ma in un punto abbastanza profondo un ramo di robinia,semisommerso, impediva un buon lavoro, così Aldo con un seghetto cominciò a tagliarlo. L’acqua, prima limpida, si sporcò nascondendo la reale profondità. A questo punto entrò in scena Barbis, naturalmente per dare una mano e…preso dalla foga della pesca non si accorse che l’Aldo era appoggiato con i piedi sul ramo sommerso. Appena entrato in acqua la cosa prese subito una piega drammatica. Barbis non “toccando” con i piedi il fondo si fece prendere immediatamente dal panico, faceva di tutto per tornare a galla e l’Aldo cercava di aiutarlo…ma Barbis con la sua forza trascinava anche lui sott’acqua. Gli altri ci misero un po’ di tempo per realizzare cosa stesse veramente accadendo, perché Barbis in acqua era veramente una novità e subito non venne riconosciuto. In quei pochi, ma interminabili istanti, l’Aldo si difendeva “dall’attacco” di Barbis “picchiandogli” il seghetto in testa e dandogli calci e pugni per staccarselo di dosso. Barbis era già muscoloso di suo, figurarsi quanta forza poteva avere in una simile situazione! La cosa, comunque, si risolse nel migliore dei modi… Ersilio, Gessi e gli altri quasi subito si accorsero che qualcosa non andava. Raggiunsero a nuoto quel tratto della “longarola” e tutti insieme riuscirono a spingere Barbis sulla riva. Appena toccò la terraferma Barbis si arrampicò dove capitò incurante di ortiche, spine e cose varie che si trovavano sul suo cammino....voleva solo allontanarsi il più possibile dal “bucone” . Dall’alto della riva, ormai in salvo, prima stette qualche secondo ad osservare l’acqua intorpidita, poi con un gesto di stizza tornò verso la baracca abbastanza scosso.
Della stessa compagnia di “manatori” faceva parte anche Fiorello Fortunati, purtroppo scomparso a causa di un incidente stradale proprio quando questa compagnia cominciava a sistemare l’attuale sede. Spesso i suoi amici ricordavano che durante un’immersione perse un pezzo di dentiera in un bucone alla foce della Luretta. Fiorello rimase tutta la settimana successiva senza questo pezzo . Comunque non si perse d’animo: il sabato successivo tornò di nuovo nell’esatto punto dove si era immerso e….quasi miracolosamente ritrovò il”ponte” mancante.
Nella foto in alto a sinistra: “la longarola” dove anche d’estate grazie alle sorgenti c’era sempre parecchia acqua, con relativi pesci.
Nelle foto a destra e sotto: primo insediamento degli “Amici del Tidone”. Non era ancora arrivata la Corriera.
Queste foto sono state scattate da un pittore piacentino e riprodotte su tela.
Primi anni 80. M.Teresa con in braccio la figlia Paola, Ortensia, il Conte Giacomo , Teresina e Teresa moglie del conte…. riconosco da sinistra Elena , Barbara, Federica con la madre Mirella, Filippo, Marco.
Gessi e Giulianino in posa con due anguille appena catturate. Da notare la bacinella di ferro ed il “tinlei” alle spalle di Gessi. Spesso questi recipienti venivano riempiti completamente di pesci.
Vista posteriore della corriera e bottiglione vuoto vicino alla scopa…….
Ninon, Giulianino di spalle, Severino e Barbis che tenta di appendere un’anguilla.
Ersilio seduto sul tavolo “risuolato” in ceramica.
Alle spalle di Severino si nota la staccionata che delimitava il “dancing”….più a sinistra si intravede il palco dell’orchestra.
Un’altra iniziativa che era d’obbligo tutti gli anni era “l’inghiaiamento” della carraia lunga circa un km che portava alla “Baracca”. Questa era un’operazione che di solito durava un paio di giorni, un week end. Anche questo diventava un avvenimento, un pretesto per stare in compagnia.
Di solito si iniziava un sabato mattina d’autunno, quando gli agricoltori hanno meno da fare, e si continuava sino alla domenica sera . Gli agricoltori che si prestavano erano di solito Gianni Capelli, proprietario di una parte del terreno dove era situato il porticato e Gino Brambilla.
Mettevano a disposizione i mezzi agricoli con i quali prelevavano la ghiaia dal Tidone e la distendevano successivamente sulla carraia. In questo modo a Primavera, quando la carraia tornava ad essere percorsa, tutto era sistemato in modo perfetto. Questo purtroppo oggi non è più possibile. Divieti ambientali non permettono più di togliere la ghiaia al torrente.
Alla fine del lavoro, ci si trovava tutti dal Gino Brambilla il quale aveva una casa semi disabitata all’inizio della carraia. Ci si trovava alla vecchia maniera, cioè con le gambe sotto al tavolo, si mangiava di solito un’oca oppure un’anatra rigorosamente arrosto…dipendeva dai casi.
Gli aneddoti, in questa occasione, erano praticamente infiniti…da Barbis che voleva rompere le nocciole in testa all’Aldo con un martello mentre dormiva su un divano...al cuscino di piume che si strappò con conseguente fuoriuscita del contenuto….ed uno scherzo “al peperoncino” fatto a Barbis...che, visto le parti del corpo interessate, non si può certamente raccontare. ( Su questo ultimo episodio sembra che Barbis ammonì seriamente gli amici affermando in dialetto: “Ragass …ien mia scherss da fa’”.
A proposito di agricoltori, non posso non ricordare Nino Pisaroni, anch’egli grande frequentatore del posto. La domenica lo si incontrava spesso in “baracca”. Era un personaggio simpaticissimo, alla buona ed era alle dipendenze della sig.ra Carla Capelli, la proprietaria del terreno dove “poggiava “ la corriera. Questa signora con l’aiuto del Nino riusciva a lavorare una discreta azienda agricola…l’unica cosa, siccome l’azienda era abbastanza vasta, la signora Carla si chiedeva, scherzando, come mai nei week- end a questo suo dipendente “avanzava” sempre qualcosa da fare in Tidone.
La risposta era abbastanza scontata….. Nino, però, naturalmente con parecchie “soste ristoratrici”, continuava con il proprio lavoro nei pressi della baracca. Per Barbis, avere il Nino a portata di mano, era uno spasso: riusciva sempre a combinargliene qualcuna….. gli nascondeva la chiave del trattore dopo averglielo spento…lo avvertiva scherzando dell’arrivo improvviso della sig.ra Carla quando era sotto il porticato…. Addirittura, una volta gli aprì l’autocaricante dell’erba in movimento nella parte posteriore facendogli automaticamente scaricare l’erba appena caricata. Il Nino raccontava che per questo scherzo era stato addirittura licenziato. Ma con una punta d’orgoglio diceva in dialetto: “Sira...licensià, ma mateina tot..ehh!!!”(in serata licenziato, ma la mattina successiva assunto). Le sfide erano comunque all’ordine del giorno…prove di forza, naturalmente!!! Spesso era ricorrente da parte del Nino, questa frase in dialetto: “Ochiu!!! (mostrando i bicipiti)…Sta taint Barbis!!!! Do parsèch èhh!!! Mi Duppia Musculadura!!!... Brass proibì”. Questa sua ultima affermazione era perché , in una rissa alla quale aveva preso parte come “paciere”, un maresciallo dei carabinieri toccandogli i muscoli delle braccia sembra avesse affermato che in effetti il Nino avesse avuto un pugno da” pugile“ quindi….proibito. Da questo Gessi prendeva parecchi spunti per sfidarlo a “braccio di ferro”.
Gessi sfidava chiunque e in questo genere di sport era un vero campione.
Il Nino però non ne era proprio convinto e quando Gessi lo sfidava ce la metteva tutta, a volte vinceva…, ma Gessi affermava che faceva finta di perdere….e così scherzando tra vero e falso …si andava avanti all’infinito.